Nutrimento per la mente e per lo spirito, sinestesia per gli orecchi, gli occhi e l'anima. Per caso in una mattina di svago e shopping fiorentino, dove l'obiettivo finale era la vista dell'Arno da Ponte Vecchio, i miei occhi catturano i cartelloni della mostra 'Van Gogh Alive'.
Mi ero promessa di andare a vederla, ma non so per quale motivo avevo poi dimenticato che fosse ancora visitabile. Un tuffo al cuore mi assale, Van Gogh è sempre stato il mio pittore preferito fin dalla tenera età quando visitai il museo di Amsterdam in un viaggio in Olanda con i miei genitori e fui letteralmente catturata dal vortice dei suoi colori, blu come la notte e giallo come il sole, e dalla dolcezza che le sue opere sprigionavano nonostante la sua vita tormentata.
I miei piedi si sono dissociati dalla testa ed hanno quindi iniziato a camminare da soli dirigendosi verso l'entrata della mostra multimediale sull'artista.
L'idea del multimediale mi incuriosiva e mi eccitava allo stesso tempo, perché ho sempre intuito nelle sue opere una volontà di unire tutti i sensi dalla vista all'udito, passando per il tatto delle sue pennellate in rilievo, in una vera e propria sinestesia di colori, luci ed ombre, suoni e parole. Ma qualsiasi previsione è stata polverizzata dall'entrata nella Chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte che mi ha totalmente portato in un'altra dimensione fatta di sensazioni allo stato puro. Immersa nei colori delle sue tele sono entrata in un vero e proprio vortice di sensazioni, rimanendo per un attimo frastornata da così tanta bellezza.
Tutti gli angoli della Chiesa proponevano tele di Van Gogh, dall'altare alle varie nicchie laterali, dal pavimento all'entrata che era stata oscurata con un grande telo, in modo da avere un'immersione completa nei dipinti dell'artista olandese.
Sulle musiche di Handel, Tiersen, Lalo, Delibes, Viseur, Barber, Schubert, Kusturica, Godard, Part, Chabrier, Nielsen, Sakura, Satie, Zorn, Saint-Saëns, Liszt, Delibes e Godard, con le frasi più celebri di Van Gogh poste a commento, le proiezioni dei dipinti si intrecciavano ed alternavano in una danza frenetica, ma allo stesso tempo perfetta, ripercorrendo le varie fasi pittoriche di Van Gogh e le varie tappe della sua vita: il periodo campestre e d'osservazione della natura, i bar parigini dove si ritrovava con i più cari amici, il periodo giapponese, il giallo dei girasoli, della rinascita e del sole, il periodo blu come la notte e la solitudine del manicomio, fino a quel tremendo sparo che fa scappare in volo i tanti corvi neri del suo ultimo quadro, facendo piombare nel buio più assoluto ogni sensazione. Ma anche quel buio invece di essere il nulla, riesce ad essere il tutto, una vera e propria esplosione di sensazioni e brividi che arrivano fin alla gola togliendo il fiato.
Ho scoperto un nuovo Van Gogh che non conoscevo, fatto di poesia allo stato puro. Mi hanno stupito le sue frasi che facevano da cornice alle proiezioni dei suoi quadri, riprese dalle lettere che l'artista spediva a suo fratello minore, il mercante d'arte Théo Van Gogh, la sua spontaneità ed umanità, la sua attenzione ai particolari e alla bellezza della vita "che parte dall'amare gli altri". Ho scoperto l'uomo Van Gogh fatto di un'infinita umanità e bellezza interiore, un uomo che non cercava la gloria, ma voleva unicamente essere "accettato per quello che era", che voleva riprodurre nei suoi quadri la bellezza del mondo e la perfezione della natura sperimentando attraverso la pittura ma anche la musica e la poesia.
Un uomo visionario che aveva in un certo senso previsto il futuro artistico, troppo avanti per essere compreso nel periodo in cui è vissuto.
"Io sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni".
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa