148 paesi espositori, 30 milioni di visitatori previsti, 3 organizzazioni internazionali, 13 organizzazioni della società civile, 3 padiglioni corporate, 1,1 milioni di metri quadrati, 8 padiglioni espositivi: queste le cifre dell'attesissima e controversa Expo 2015 sul tema dell'alimentazione. Così, le aspettative del visitatore sono decisamente molto alte quando giunge al parcheggio nella zona Rho di Milano e trova... Mordor.
Una delle pecche più grosse di questa esposizione internazionale è infatti il senso di incompletezza che si percepisce fin dall'arrivo: gru all'opera, operai che scavano, scatole ancora imballate. Ma si è ancora solo al parcheggio (e vista la fila lo sarà ancora per un bel po') e il visitatore curioso non si perde d'animo e avanza lentamente verso la meta. Il visitatore fa bene a non perdersi d'animo.
Una volta giunto a destinazione infatti la vista è alquanto spettacolare. L'Expo, vista dal ponte che sorvola l'autostrada, appare come un parco divertimenti per studenti di architettura, e il visitatore si stupisce di non sentire le urla altalenanti tipiche delle montagne russe. L'ingresso, con la musica e la vista del rassicurante albero della vita, non è da meno. Il senso di incompletezza si affievolisce e, fra luppoli giganti, ortaggi e frutti danzerini e l'orso del 'Winner Taco' in persona, il visitatore pensa che sì, quei soldi li hanno spesi proprio bene.
Girando per gli stand il visitatore si rende tuttavia conto che forse il tema dell'alimentazione non è stato approfondito a sufficienza. A parte l'interessante padiglione 0, costruito con l'idea di fare da collante concettuale per tutti i padiglioni, in questi ultimi l'accento è posto molto più su architettura e tecnologia che sul cibo.
A questo punto lo stomaco del visitatore, sollecitato dalle immagini dei padiglioni (nei quali si parla di cibo comunque!), comincia a reclamare ciò che vede e si trova tremendamente deluso. Il visitatore infatti avrà sicuramente capito che se all'Expo fossero presenti degli assaggi gratuiti l'intero pianeta cadrebbe in pochi mesi in una pesante carestia e si sarà premunito di un panino da casa. Sì perché, nonostante la comprensibile assenza di assaggi gratuiti, i prezzi rimangono comunque abbastanza altini. Il visitatore deciderà che è il momento di recarsi al cluster del cacao per il dessert e sarà di nuovo sopraffatto dal senso di incompletezza che aveva avvertito all'inizio. Il cluster del cacao consiste per ora in un paio di bancarelle che vendono tavolette di cioccolata, i padiglioni sono ancora chiusi.
Alcuni consigli per concludere: andate assolutamente a visitare il padiglione del Brasile; se soffrite di allergia portate assolutamente con voi un antistaminico; mettete scarpe comode (l'area da visitare è enorme); prendetevi un paio di giorni se potete, in uno riuscireste a visitare meno della metà; andate a farvi due risate al padiglione thailandese.
L'ultimo consiglio, forse il più importante, è questo: aspettate. Aspettate che non ci siano più le odiose scolaresche, aspettate che tutti i padiglioni siano completati, aspettate un paio di mesi affinché il parcheggio non sembri più Mordor.
Elisa Marrocu - ERBA magazine
Punto Giovani Europa