Seduti uno accanto all'altro, ci guardiamo un pò attorno prima che inizi lo spettacolo e solo quando le luci si abbassano realizziamo di essere noi, gli invitati, seduti nel "salotto" di Paolo e Claudia. Assieme condividiamo uno spazio intimo, pochi passi infatti ci separano dai due attori, come a voler precisare che è labile il confine tra lo spazio della "fruizione" e quello della rappresentazione... come a sottolineare che le loro vite in fondo sono come le nostre, ovvero non sono altro che un simulacro.
Una scenografia minimale, fatta di pacchi di giornali che diventano complementi d'arredo, metafora forse di una generazione versatile che tutto crea e distrugge all'occorrenza, uno specchio in cui guardarsi e dietro cui nascondersi, una grande vetrata che diventa ora una finestra da cui osservare un tramonto, ora il monitor di un videogioco o un grande display che proietta la storia di un paese, il nostro. Uno scenario evocativo, più che realistico.
Due trentenni come tanti, Paolo e Claudia, che da subito si connotano attraverso le loro professioni: lui giornalista rampante, che come un animale è a caccia della notizia che lo renderà celebre, lei ballerina che ha fatto della sua passione un lavoro, l'insegnante di danza.
Addentrandoci nelle loro storie però emergono altre sfaccettature: la vita di Paolo è intrisa di quel male moderno che accomuna un pò tutti, l'individualismo. L'autoaffermazione e la voglia di riscatto da un'eredità importante come quella lasciatagli dalla madre giornalista, donna di grande fama, sembra attanagliarlo, farlo schizzare come una molla per poi paralizzarlo.
Claudia invece ai suoi sogni da étoile ha rinunciato ben presto, dopo un esordio in pompa magna, ecco arrivare l'ansia, quindi il blocco. Appese le scarpette al chiodo ha deciso che la sua passione poteva diventare il lavoro con cui pagare l'affitto di una casa, la spesa, la vita di tutti i giorni insomma. E con Paolo sogna di poter creare un futuro, una famiglia. Ma Paolo? Paolo dov'è? Eccolo là, in un bagno di sudore attaccato al suo smartphone mentre parla col capo o al computer per scrivere il suo ennesimo pezzo... da 10 euro!
Le scene non seguono un andamento cronologico, non c'è un prima e un dopo, tutto è giocato sul continuo rimbalzo tra episodi del passato, ambizioni presenti, sogni (o incubi?), intimità desiderate e negate, frasi dette o solo immaginate, dialoghi tragicomici... e poi quella vetrata misteriosa: un occhio che filtra sensazioni, fatti, note di violoncello e musica dance anni '80. Emblematico il sogno ricorrente che ad un certo punto Claudia racconta (a noi spettatori, ma non a Paolo): si trova immersa in un'atmosfera strana, un vedo/non vedo che le crea una sensazione di malessere e benessere allo stesso tempo... lei lo descrive come un fumo blu. Un'immagine onirica che la attrae e la spaventa, forse un pò come Paolo e la loro vita insieme.
Poi un finale per tutti improvviso, che ci fa rimanere immobili.
Una catastrofe immane, una notizia da prima pagina, la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto... ma anche un cellulare che squilla e a cui Paolo non risponderà. Un evento tanto pubblico quanto privato che cambierà la "storia" e la vita di tutti: di Paolo, di Claudia e di noi, che seduti lì in quell'angolo siamo rimasti a guardarli in silenzio.
Uno spettacolo che, lungi da clichè, tratteggia una generazione - la nostra - che con fatica cerca di trovare il proprio spicchio di cielo, e non solo "fumo blu".
Tiziano Noto - ERBA magazine
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