Kiss Kiss Band Band: Sinedades

Il tempo che non corrompe

 
Fotografia concessa dai Sinedades

A Milano era una tranquilla domenica pomeriggio, stranamente non piovosa, io ed Erika avevamo un appuntamento telefonico per fare una breve intervista, compongo il numero e dall’altra parte mi risponde una voce fresca e dolce, che ha il potere di mettere il buon umore.

Erika è la voce del duo Sinedades, il gruppo che si è classificato primo al bando Toscana 100 Band, rivolto a musicisti toscani emergenti. E questo giovedì, 1 dicembre, si esibiranno ad Officina Giovani a Prato in ambito della rassegna Kiss Kiss Band Band.

Cosi, in quel clima pacifico ci presentiamo, ci salutiamo e iniziamo la nostra chiacchierata.


In Italia e in un mondo dove chiaramente prevale la musica in inglese, voi avete scelto di cantare in spagnolo. Perché?
Prima di tutto il chitarrista e compositore Agustin Cornejo è argentino e, con la sua cultura fatta di ritmi caldi e tropicali, un po’ mi ha contagiata. Inoltre fino ad ora avevo cantato solo inglese e questa lingua iniziava a sembrarmi fredda e senza impatto emotivo, per cui ho scelto di cambiare lingua privilegiando spagnolo e italiano, che hanno una sonorità più adeguata alle nostre melodie. Quindi è stata una scelta sia di vicinanza emotiva che artistica.

Avete dei riferimenti artistici cui vi ispirate?
Per quanto mi riguarda la scoperta del mondo sudamericano e della sua cultura musicale è stata abbastanza recente; mentre Agustin ha una conoscenza più profonda. In realtà più che influenze ispiratrici, ci siamo accorti col senno di poi che il nostro progetto ha letteralmente unito i nostri due continenti (Europa e Sudamerica), con ritmi latini da una parte e il folk inglese dall’altra (nella tecnica chitarristica di Agustin ci sono arpeggi che vengono da cantautori folk anni ‘60 e ’70; e lo stesso vale per il mio modo di cantare).

Inizialmente il nome del duo era Bakira, adesso Sinedades. Cosa vogliono dire? Che significato hanno?
Bakira è un nome casuale, non ha un significato particolare. È diventato il nome dell’album come omaggio al concorso, perché è il nome con cui ci siamo candidati e con cui abbiamo vinto; ed è proprio grazie alla spinta che ci ha dato questa vittoria e al sostegno dei giudici che ci ha mosso a realizzare un intero album. Sinedades è nato da uno dei concetti che più ci riguardano, ovvero l’urgenza di vivere il quotidiano senza subire il terrore del passaggio del tempo. Letteralmente significa “senza età”, e con questo nome verremmo far passare il messaggio di non subire la corruzione del tempo e di vivere nella positività e nella speranza più totale. Non esiste un tempo in cui si è troppo vecchi o troppo giovani!

È un concetto che si ricollega anche ai tempi di crisi che stiamo vivendo?
È probabile, in parte sono d’accordo, ma oltre a questo il disagio che noi descriviamo è trans-generazionale e tocca il quotidiano e non solo un contesto storico preciso. Personalmente ho iniziato a percepire l’ansia del tempo che passa forse dal terzo anno di vita: le giornate sembrano fatte di un solo secondo, oppure è come se ieri fosse il capodanno di 3 anni fa… La cosa bella sarebbe riuscire a vivere sempre felici la propria età, qualsiasi essa sia. A volte io stessa mi sono sorpresa a dire stupidaggini come “ho già 22 anni, è come se fossero quasi 30” e vorremmo che nessuno pronunciasse più frasi del genere. Noi vogliamo ridare importanza alle cose semplici ed essenziali del quotidiano, spesso paragoniamo la nostra musica ad un piatto di pasta al pomodoro: è una cosa semplicissima ma che ti dà molte soddisfazioni quando la mangi; sembra povera e apparentemente con poco pregio, ma quei pochi ingredienti insieme funzionano benissimo. Questo è quello che deve essere per noi la bellezza della musica: essenziale, senza troppe costruzioni.

Sicuramente devo farvi i complimenti per aver vinto il bando Toscana 100 band, ve lo aspettavate?
Assolutamente no, avevamo anche smesso di controllare le e-mail. Anche la partecipazione al bando è stata decisa all’ultimo e il pezzo l’abbiamo scritto due giorni prima dell’iscrizione. Quando abbiamo ricevuto l’e-mail che ci annunciava di essere stati selezionati, non ci potevamo credere; e quando abbiamo letto la classifica e visto Bakira al primo posto, la prima cosa che abbiamo pensato è stata che avessero scritto i nomi in ordine alfabetico e che non ci fosse stato nessuno selezionato con la lettera A. Poi abbiamo pensato a un ordine casuale, e solo dopo abbiamo capito che eravamo arrivati primi.

Come vi sentite ad aver superato anche band più affermate sul territorio?
Non esisteva ancora il progetto quando abbiamo vinto, è stato creato tutto apposta dopo la vittoria. Pur avendo le idee molto chiare, pur essendo i nostri criteri artistici molto coerenti e il nostro linguaggio definito, siamo nati da pochi mesi e ci siamo confrontati con molti ragazzi che hanno già un’etichetta e chi li produce, mentre noi non abbiamo niente. In questo senso siamo più che indipendenti e per ora stiamo continuando a fare tutto da soli, anche se è faticoso. Vogliamo continuare in questo modo, scegliendo autonomamente tutto, dalle serate ad eventuali tournée; anche se un po’ siamo costretti a far così perché non è facile trovare una persona che crede nel tuo progetto artistico e vuole appoggiarti.

 

Ci sono stati commenti dalla giuria che vi hanno colpito?
Giuseppe Barone ci ha detto che la nostra forza, oltre all’autenticità dei nostri suoni perché senza effetti elettronici, la caratteristica su cui investire è un tocco di psichedelia, una parola da prendere con le pinze… Il commento è dovuto al fatto che quando ci siamo iscritti al bando, abbiamo mandato la canzone con il suono del mare registrato sotto e altri rumori. In realtà è stata una scelta necessaria perché avevamo registrato la canzone in bagno e si sentivano sotto tutti i rumori di strada e il suono del mare serviva per coprirli. Barone ha detto che lavorare su questo tipo di ambientazione, da lui ha definito psichedelico, era un aspetto su cui insistere. In effetti ci stiamo lavorando. Un’altra persona entusiasta della nostra canzone è stato Taketo Gohara, che con i suoi complimenti ci ha fatto tornare a casa con un sorriso gigantesco.

Parlami della canzone che avete portato al bando, Serenalidad.
La canzone è stato il primo pezzo che ho scritto, non l’avevo mai fatto. Ho comprato un pianoforte a muro con pochissimi soldi, era tutto sgangherato, con dei tasti rotti, io non lo so suonare e ho iniziato a giocarci scegliendo solo i tasti funzionanti ed è uscita una bozza di melodia. Inoltre avevo l’idea di far giocare tra loro il modo maggiore il modo minore della scala, infatti la prima frase è molto cupa e la seconda è subito una primavera. Poi è entrato in gioco Agustin, che ha arricchito artisticamente l’idea e insieme abbiamo scritto tutta la seconda parte. Abbiamo scelto di parlare di due figure, un marinaio e una sirena, che si avvicinano, si allontanano, poi si prendono e si lasciano, perché sono un po’ impauriti dal lasciarsi andare completamente.

Il mare è spesso un riferimento costante nelle vostre canzoni, come mai?
Noi siamo cresciuti in un piccolo paese vicinissimo al mare, quando ci siamo trasferiti a Bologna abbiamo iniziato a soffrire la mancanza nella natura e del paesaggio marino, tanto che, appena abbiamo momenti liberi, passiamo la giornata a rotolarci nella sabbia. Anche se il concetto del mare non è cosa nuova, moltissimi artisti l’hanno utilizzato come punto di riferimento, anche noi ci siamo sentiti ispirati. In tutto l’album ogni brano racconta di un personaggio che in qualche modo è legato al mare: la sirena, il marinaio, il naufrago, il profugo.

Un commento per chi ascolterà il tuo album?
Te lo dico più spontaneamente possibile. Il nostro album è da prendere così: mi siedo in poltrona, lo metto e inizio a sognare, viaggiare, pensare, lasciarmi penetrare dalla musica e trasportare. Quello che a me ispira è il sogno, come stare al buio a occhi chiusi e vedere tante lucine accese nella mia mente che iniziano a muoversi e a commuovermi.

Cosa vi aspettate dal concerto a Officina Giovani?
Siamo molto contenti perché è un palco al chiuso con posti a sedere.  A volte abbiamo suonato in posti che non ci valorizzavano, mentre questa serata sarà l’ideale, con un palco che comunque ci permette di essere vicini al pubblico. Poi insieme a noi suonerà Alberto Mariotti, che pur essendo un altro genere è un grande e in generale sarà una bella serata.


Vi aspettiamo al concerto giovedì 1 dicembre @ Officina Giovani!


Per maggiori informazioni sui Sinedades

 

 

Elena Janniello - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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