Produzione: Teatro del Buratto
Testo e regia: Renata
Coluccini
In scena: Marta Mungo,
Gabriele Bajo, Benedetta Brambilla
Scene: Marco Muzzolon
Animazioni video: Carlo
Maria Fusani
Disegno luci: Marco Zennaro
Costumi: Mirella
Salvischiani
Direttore di produzione: Franco
Spadavecchia
Lo spettacolo racconta in modo
parallelo e sincrono le storie di tre adolescenti che frequentano il liceo. Tre
personalità diverse, tre modi di vivere la stessa esperienza. La rete è il loro
mondo, il loro modo di camminare nella realtà; nella rete si muovono sicuri, si
sentono, a loro agio: sono “il cacciatore” non certo “cappuccetto rosso”.
Nascosti davanti a uno schermo si aprono, si confidano si sentono
illusoriamente intoccabili.
Nella rete si incrociano tre
storie, segnate da cyberbullismo, sexting, e uso sregolato della rete, di
social network, internet o giochi.
I ragazzi si muovono tra una
realtà reale e una realtà virtuale … una realtà dove loro “mentono” si creano
diversi o più veri, e incontrano altri che “mentono”. Chi sono? Chi incontrano? Giulio è un ragazzo timido, a scuola viene spesso preso in giro, ma quando
arriva a casa e entra nella rete si trasforma, si inventa mille identità e da vittima
diventa carnefice. Francesca è carina, ha un ragazzo, e pensa di gratificarlo mandandogli delle
sue foto, foto intime… ma quando per una serie di vicissitudini le foto
finiscono in rete anche lei si sente finita. E poi c’è Elena che nella rete si perde per intere notti, si protegge
nell’anonimato, conosce e vede quello che accade agli altri.
Si incontrano tutti i giorni,
nella stessa scuola e spesso in rete, anche se non si riconoscono. Nelle stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue
sfumature, cambiando l'età, la professione e perfino il sesso di appartenenza,
ascoltare le reazioni degli altri e maturare delle convinzioni, attraverso il
confronto con altre personalità, più o meno reali. Si può recitare nel teatro
on-line.
I rischi sono quelli legati a ogni
situazione che consenta di far emergere e di soddisfare i bisogni più profondi
e inconsapevoli: si sperimentano parti di sé che potrebbero sfuggire al
controllo, soprattutto quando si dispone di uno strumento di comunicazione che
consente di rimanere uomini e donne senza volto, una condizione che
potenzialmente può favorire la comparsa di comportamenti guidati da una minima
morale. Il video creato per lo spettacolo
da Carlo Maria Fusani, sottolinea il ritmo narrativo e inventa attraverso
forme, segni, linee intrecciate, colori e movimento, l’emotività spesso
nascosta dei protagonisti.
Uno spettacolo sulle potenzialità
e insidie del web, per indagare il 'vecchio' fenomeno del bullismo e il 'nuovo”
pericolo del cyberbullismo, per affermare che 'la rete non uccide, gli uomini
sì'.
Produzione: Teatro in movimento
Testo e regia: Anastasia Astolfi
Interpreti: Anastasia Astolfi, Fabio Gomiero, Sonia Merchiorri
Suono e luci: Luana Lunetta
Musiche: Jaime Vazquez Hidalgo
Scene: N.C.N.L. groupe
Ogni anno oltre cento donne vengono uccise in Italia da uomini che conoscevano o con cui, nella maggioranza dei casi, avevano avuto una relazione affettiva.Il numero delle vittime è inaccettabile a riprova che il femminicidio è il frutto di una cultura del disprezzo per la libertà della donna e per la sua capacità di autoaffermazione.Le differenze tra maschio e femmina sono innate naturalmente, ma per certi versi accentuate e distorte da dinamiche culturali, antropologiche e sociali che si sono sviluppate nei secoli che vede il teatro come il MEDIA più adatto per portare ragazze e ragazzi ad affrontare tematiche di enorme impatto.Un’educazione sulla differenza di genere, che faccia comprendere oltre alle differenze sessuali quanta “ideologia”, quanta prepotenza, quanta violenza, sono state esercitate a partire da questa differenza, è auspicabile se non necessaria. I ragazzi guardano ascoltano e assimilano tutto ciò che accade intorno a loro senza avere spesso gli strumenti per decodificarlo.Lo spettacolo X=Y vuole rivolgerci ai giovani, agli adolescenti. Da loro dipende il nostro prossimo futuro. L’educazione sentimentale, il confronto sono ormai indispensabili in una società che nell’arco di nemmeno una generazione ha visto evolversi in direzioni sparse il modo di intendere il rapporto tra uomo e donna. Le donne sono cambiate tantissimo e gli uomini spesso non sembrano in grado di decodificare questo cambiamento.Lo spettacolo è un’accurata indagine sulla persistenza e sul rafforzamento dei condizionamenti culturali al ruolo di genere, insieme a interviste realizzate con la collaborazione di SKUOLA.NET (media-partner del progetto) sul territorio nazionale ad adolescenti su argomenti legati all’amore e alla violenza (vista, inflitta e subita), che può scaturire da un’esperienza di coppia e dal confronto tra i generi, sono i due punti da cui nasce la drammaturgia di X=Y, un atto unico, asciutto, diretto ed emozionante.Uno spettacolo teatrale ma anche una sorta di MANUALE che aiuterà i ragazzi a capire le differenze tra uomo e donna e a rispettarle profondamente.
Produzione: Teatro Linguaggicreativi
Progetto di: Stefano Annoni, Marta Galli, Roberto Rampi e Paolo Trotti
Testo di: Paolo Trotti, Simona Migliori e Giuseppe Adducci
Con: Stefano Annoni
Regia: Paolo Trotti
Aut è un viaggio su un treno fantasma, un viaggio che corre su quelle rotaie che saranno la tomba di Peppino. Lui è seduto su quel treno e dal finestrino vede passare la sua vita. Vita che era lotta e politica. Il treno e la radio diventano teatro per raccontare la sua storia. Peppino si racconta dal microfono di radio AUT e sbeffeggia, urla, canta, sputa parole e piange tutta la rabbia e la vergogna per la sua terra corrotta, malata di mafia.La compagnia ha utilizzato le sue parole, ha rubato dai classici e scritto cose nuove. È stato dissacrato il mito immaginandolo, oggi, a condurre un suo one-man show. Peppino stesso usava il teatro e spesso lo definiva uno tra i momenti più riusciti della sua attività.
Produzione: Compagnia Les Moustaches
Testo e Testo: Alberto Fumagalli
Regia: Ludovica D’auria e Alberto Fumagalli
Interpreti: Francesco Giordano, Giacomo Bottomi e Antonio Orlando
Costumi: Giulio Morini
Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima talmente delicata, che potrebbe sembrare quella di una graziosa principessa nordeuropea. Ciccio Speranza finge una villosa eterosessualità con la propria famiglia, ma è un omosessuale fiero e incallito. Ciccio Speranza vive in una vecchia catapecchia di provincia, dove la televisione non sempre funziona e i telefoni cellulari vengono schiacciati come scarafaggi. Ciccio Speranza si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglas opaco. Ciccio Speranza ha un sogno troppo grande per poter rimanere in un cassetto di legno marcio: vuole danzare. In una sperduta provincia di un’Italia sperduta, la sperduta famiglia Speranza vive da generazioni le stesse lunghissime giornate. Sebbastiano è il padre di Ciccio, violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini. Dennis è il fratello di Ciccio, con un’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze. Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e i suoi sogni impacciati, il nostro protagonista, in un tutù rosa non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. Ciccio appartiene ad un mondo lontano, senza alcuna possibilità di esaudire i propri sogni. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, i suoi sogni sono soffocati da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese. Dunque, perché rattrappire i propri istinti? Solo perché la cicogna ci ha fatto cadere lontano dalla terra promessa? Perché sentirsi schiacciati da una famiglia che non vuole conoscere un mondo che sta oltre il proprio campo di fagioli?
Produzione: Il Mutamento Zona Castalia e Assemblea Teatro
Testo di: Erri De Luca e Renzo Sicco
Regia di: Giordano V. Amato e Renzo Sicco
In scena: Eliana Cantone e Angelo Scarafiotti
Musiche dal vivo di: Elisa Fighera
Un racconto sulle strade della guerra jugoslava, narrato da un autista di camion (Scarafiotti) e dall’indelebile figura di Glazba (Cantone), nella sua terribile testimonianza di dolcezza; una storia di amore sperimentato in un ospedale psichiatrico dove la pazzia risulta essere più normale della realtà vissuta tutt’attorno…La Bosnia ed Erzegovina era storicamente uno stato multietnico composto da popolazione musulmana, serba e croata. La fine del fronteggiamento dei due blocchi della Guerra fredda e la dissoluzione della Jugoslavia portò al cruento conflitto nella Bosnia tra il marzo del 1992 e il dicembre del 1995. Con la fine del comunismo si fece strada dagli anni ’80 il rafforzamento del nazionalismo. Mostar, Sarajevo, Srebrenica, città assediate divennero simbolo di una guerra che sconvolse, sfiorandola, l’Europa. Pulizia etnica tornò a essere non solo una citazione ma una pratica sul campo. Più di centomila i morti accertati.L’assenza della comunità internazionale che avrebbe potuto fermare la guerra rimane una responsabilità che solo in parte è stata compensata dal volontariato di tanti che si sono prodigati a garantire aiuti umanitari. Tra questi lo scrittore Erri De Luca che era in quei tempi un autista di camion per il trasporto di viveri, medicinali e altri beni di prima necessità.