La paura

Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano. Ma con l'animo sgombro da esse, lui, visse contento e visse molto a lungo.

R. Bach (Il gabbiano Jonathan Livingston)

 
 

Iniziamo, al contrario del comune sentire, sottolineando la funzione positiva, in quanto adattiva, della paura.
Occorre precisare che non stiamo prendendo in esame i disturbi d'ansia oggetto di codifica nel noto DSM-IV-tr, manuale che riporta i criteri diagnostici, noto tra i lavoratori della psiche.

Il vissuto fenomenico (dal greco fainomai, ciò che appare) di chi 'prova paura' è contraddistinto da una serie di modificazioni psicofisiologiche (troppe per elencarle!) miste al desiderio di evitare ciò che viene classificato come pericolo. Altri elementi frequenti nell'esperienza in esame sono: la tensione, che può determinare una sorta di immobilità (si dice: immobilizzati dalla paura) e il restringimento dell'attenzione ad una parte circoscritta dell'esperienza.
Le cause interne ed esterne della paura dipendono dalla percezione e valutazione dello stimolo, che può variare da persona a persona.
Potenzialmente ogni oggetto, persona, animale o situazione può essere valutato come pericoloso e suscitare paura.
 
Secondo Bowlby, noto per i suoi studi sull'attaccamento, analizza una delle paure primarie del bambino: quella di restare soli, che nell'infanzia significa paura dell'abbandono da parte della figura materna e/o di accadimento che si manifesta intorno all'ottavo mese di vita ed è nota come 'paura dell'estraneo'. Molte altre e diverse paure si presentano nel corso dell'arco evolutivo; alcune riguardano stimoli con i quali abbiamo scarse occasioni di socializzazione (si pensi ai serpenti).

Pensiamo anche ad altre forme di paura, come la solitudine che può rappresentare una situazione di vero pericolo per la sopravvivenza, non solo durante la prima infanzia, ma anche negli stati di malattia, l'età anziana e in altri contesti e/o fasi di vita che richiedono un ancoraggio alla rete sociale.

Interessanti, da un punto di vista della storia della psicologia, gli esperimenti inerenti il condizionamento, attraverso il quale è possibile associare a qualunque stimolo un connotato in grado di far scaturire paura. E' famoso l'esperimento dello Psicologo comportamentista Watson (1930). Lo studioso presentò ad Albert, un bambino di 11 mesi, un coniglietto con cui giocava volentieri in associazione ad un forte rumore. Dopo poco tempo, la sola vista del coniglietto suscitava in Albert le stesse reazioni che precedentemente erano associate al forte rumore.

Esperimenti a parte, la paura ha una serie di valenze interessanti e richiama un sistema di attribuzione di significato che richiedono l'esame della persona oggetto di studio. La letteratura italiana, Manzoni nello specifico, ci fornisce un esempio straordinario di personaggio affetto da paura cronica: Don Abbondio che, nel capitolo XXV dei Promessi Sposi, sostiene «Il coraggio, uno non se lo può dare».

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016