Intervista a Urto

 

Nell'ambito del progetto Color-Azioni-Urbane: arte, writing e spazio pubblico, le studentesse dell'Istituto 'Livi-Brunelleschi' in PCTO a Officina Giovani hanno incontrato per un intervista Urto, lo street artist vincitore dell'avviso 'Freedom to be woman', che ha realizzato a Officina Giovani la propria versione delle panchine rosse, simbolo dell’eliminazione della violenza contro le donne.

 
 
Urto con ombrello trasparente di spalle vicino a una delle panchine che ha realizzato

Raccontaci di te..

"Il mio nome d’arte è Urto, arriva dai grafitti, ho scelto queste lettere perché mi piaceva l’anatomia delle lettere, come stavano bene insieme e come riuscivo a incastrarle quando facevo i pezzi usando soltanto il lettering. Non ha nessun significato particolare, poi mi ci sono affezionato e l'ho tenuto. Ho fatto un percorso di studi non tanto in campo artistico ma sulla comunicazione visiva: ho studiato all’università prima design e poi comunicazione. Oltre a questo lavoro più artistico (illustrazione, street art, ecc..), lavoro in un'agenzia di comunicazione a Firenze, mi occupo di pubblicità ma anche di sviluppo del brand per aziende o clienti privati."

Secondo te, quale posto occupa la street art nella società?

“È molto complicato e difficile definirla, quello che ho notato ultimamente è che spesso viene etichettata come street art qualsiasi cosa, quando in realtà di street artist c’è ne sono veramente pochi, è molto di nicchia, personalmente non ho mai fatto street art eppure dicono che sono un street artist perché ho fatto qualche pezzo in strada ma non mi definisco uno street artist, non mi definisco, a volte ho fatto dei lavori di arte urbana a volte dipingo in modo illegale. Tutto quello che vive in strada  è accessibile a tutti, non c'è un museo, un biglietto da pagare, la vedi per caso ti appare mentre cammini, può veicolare dei messaggi ed esprime dei concetti. Può essere un mezzo per generare cultura. L’arte di strada, se usata nel modo giusto, cambia faccia ad alcuni quartieri dandogli una seconda vita, può migliorare il cosiddetto “decoro urbano”. Ma per riqualificare i quartieri problematici dipingere i muri non  è sufficiente, può essere un mezzo per sottolineare dei problemi o parte di un progetto di riqualificazione più grande. A volte interventi di arte urbana hanno creato problemi reali in quartieri popolari. Per esempio in Spagna dopo l'evento murale di un’artista molto affermato il palazzo è diventato di grande importanza ed ha costretto le persone che ci vivevano ad abbandonarlo per l'aumento del valore e di conseguenza degli affitti. 

 

Quando penso alla street art penso sempre a Blu, ha scelto di coprire i suoi muri a Bologna perché volevano staccarli per fare una mostra sulla street art senza il il suo permesso. Io cerco di dividere le cose, la street art per me è qualcosa di spontaneo, che non ha regole,  l’arte urbana spesso è commissionata, quindi a volte l’opera finale  è un idea che viene approvata prima di essere realizzata. Non è che le due cose non possano convivere però c'è da capire bene cos'è una  e è cos'è l'altra. I graffiti ad esempio sono qualcos’altro, molto spesso sono illegali e seguono delle logiche completamente diverse, sono comunque una forma d’arte con un linguaggio più specifico, sono meno decodificabili, vedi la lettera ma non la percepisci, devi avere un codice per comprenderli a pieno, sicuramente e più facile capire qualcosa di figurativo rispetto a delle lettere intrecciate. Ma per me hanno lo stesso valore e sono  due forme d’arte."

 

Abbiamo notato che nelle tue opere è predominante il colore azzurro, per quale motivo? Cosa vorresti esprimere?

"C'è stato un momento in cui disegnavo solo cose marine perché io sono nato e cresciuto vicino al mare, era un modo per sentire il mio luogo di nascita più vicino ,  per questo la scelta del blu che inoltre è un colore rilassante (infatti le stanze degli ospedali e i camici delle infermiere sono blu/azzurri). Mi trasmette serenità e lo uso spesso. C’è stato un momento in cui dipingevo spessissimo pesci e soggetti marini, ad un certo punto ho smesso ma ne ho tenuto le tonalità del blu come elemento identificativo. Cerco di legare un'opera a quella precedente e poi a quella successiva, il colore è un filo conduttore tra le varie opere cerco di usare il colore blu come una firma."

 

Vediamo su Instagram che non fai solo murales, ma fai arte anche su ceramica; è un tuo hobby oppure è stata un'occasione per sperimentare?

"No, a un certo punto mi sono messo a dipingere in modo tradizionale, mi ero un po' bloccato perché alcune soluzioni pittoriche sono difficilmente replicabili su diversi supporti,  quindi non vivevano bene nel digitale. Il lavoro che ho fatto è di cercare di unire grafica e pittura cercando uno stile più sintetico e che funzionasse su tutti i supporti, la ceramica è uno di questi. Per me vinci se il tuo linguaggio riesce a vivere su qualsiasi tipo di supporto. Ho cambiato il mio modo di dipingere, ho fatto sì che tutto quello che  faccio in digitale, riesce a  vivere sul  muro o sulla ceramica. Molto spesso i miei disegni nascono come digitali, perché passo molto tempo al computer, e a volte converto in pittura o in murales, a volte invece faccio il contrario, disegno in modo tradizionale e poi converto in digitale per progetti specifici, come gli NFT d’esempio."

 

A cosa o a chi ti sei ispirato per la realizzazione delle panchine, vincendo il contest?

"In realtà ho semplicemente avuto l'idea di ritrarre queste donne, che rappresentano qualsiasi donna che ha scelto di non stare in silenzio, di parlare e di lanciare dei messaggi. Ho disegnato delle donne con il mio linguaggio. In questo caso l'utilizzo del blu c'è ma è molto più limitato perché mi sono ispirato al colore rosso per la “panchina rossa” il progetto delle varie panchine contro la violenza sulle donne. Credo sia importante trovare il proprio linguaggio e non cambiare in base al progetto solo per vincere un contest e molto più interessante se riesci a prendere un tema, un concetto e portarlo nel tuo mondo. Quando disegnavo solo pesci avevo ristretto le possibilità e mi veniva difficile disegnare qualcosa di diverso. Sono stato fermo qualche anno e ho  trovato un modo diverso di espressione, come ho detto prima ho fuso insieme due linguaggi grafica e pittura, tuttora le due discipline di sostengono a vicenda, la ricerca visiva non può mai fermarsi alle solite soluzioni e a mio parere è molto importante sperimentare sempre nuove soluzioni e farle vivere bene su tutti i supporti."

 

Per approfondimenti:
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Articolo e foto a cura delle studentesse dell'Istituto 'Livi-Brunelleschi' in PCTO a Officina Giovani (Jingwen Jia, Su Bing Xue e Yan Wang) - ERBA magazine

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Ultima revisione della pagina: 21/9/2023

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