On Stage Teatro 4School 2023/24: gli spettacoli per le scuole secondarie II° grado

 
  1. Falcone, Borsellino e le teste di minchia (Il ridicolo onore) - Teatro della Cooperativa
  2. Fashion Victims: l’insostenibile realtà del fashion - Teatro del Buratto
  3. Fiori d'ortica: storia di un incontro tra due ortiche in fiore - NonSoloTeatro
  4. I me ciamava per nome: 44.787 Risiera di San Sabba - Teatro della Cooperativa
  5. Nell'occhio del labirinto: apologia di Enzo Tortora - Teatro della Cooperativa
  6. Noi siamo tempesta: Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo. Tanti. Insieme. Diversi di Michela Murgia - Uthopia APS
  7. Il funambolo della Luce - Nikola Tesla, ovvero l’uomo che illuminò il mondo - Uthopia APS
 

Falcone, Borsellino e le teste di minchia (Il ridicolo onore) - Teatro della Cooperativa

Di e con: Giulio Cavalli 
Alla chitarra: Federico Rama

Ma non è forse che siamo tutti teste di minchia, noi che avevamo sognato di sconfiggere la mafia applicando la legge e parlandone dappertutto? Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise. Falcone e Borsellino li commemoriamo eppure non hanno nemmeno finito di raccontarci tutta la storia. Ancora non sappiamo chi ha posato i fiori e chi ha posato le bombe. Non se ne parla più, non ne parlano più. Le mafie sono scomparse dai radar del dibattito pubblico e della politica eppure le operazioni raccontano una realtà diversa. I mafiosi sono sempre gli stessi: hanno nomi e cognomi (che non vogliono che vengano pronunciati e invece li pronunciamo), sono goffi e imbarazzanti nelle loro storie e nelle loro intercettazioni (che noi leggiamo sul palco, cosa c’è di meglio?) e abitano tranquilli facendo finta di essere buoni cittadini. Poiché ridere di mafia è il modo migliore per neutralizzarla e praticare la memoria di Falcone e Borsellino è il modo migliore per onorali, ridere e ricordare sui palchi è il modo migliore per additarli e per cominciare a sconfiggerli (e costringere chi deve farlo a farlo). Si rivendono come autorevoli boss, sono sempre le uniche vere teste di minchia.

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Data dello spettacolo: da definire
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00

Ingresso gratuito

 

 

Fashion Victims: l’insostenibile realtà del fashion - Teatro del Buratto

Testo, video e regia: Davide Del Grosso
In scena: Marta Mungo e Davide Del Grosso
Scene: Caterina Berta
Luci: Marco Zennaro
Foto di scena: Camilla Canalini
Direttore di produzione: Franco Spadavecchia

L’industria tessile produce da sola più CO2 del trasporto ferroviario, marittimo e aereo messi insieme. Dal 2000 ad oggi la produzione di abiti è raddoppiata, anche se i singoli capi vengono indossati meno della metà che in passato; 150 miliardi di vestiti per 7 miliardi di persone. Un’orda tessile che si trasforma in rifiuto, milioni di tonnellate di indumenti che arrivano in discarica generando metropoli di spazzatura tossica. Intanto, dall’altra parte del mondo, terre millenarie sono sfruttate al punto da non generare più nulla: specie animali scompaiono in una nebbia di pesticidi e diserbanti, i fiumi si colorano di giallo, cobalto e ogni altro colore che scegliamo per alimentare le 52 nuove stagioni di moda all’anno che pretendiamo di produrre; i pesci muoiono e qualcuno, che con quell’acqua vive, si ammala mentre lavora al buio dei sottoscala e dei campi di notte, al buio di qualsiasi diritto umano e lavorativo. E spesso sono bambine e bambini. All’estremo opposto di questa catena si trovano una ragazza o un ragazzo, un giovane consumatore educato fin dalla più tenera età a credere di avere intimamente bisogno di un certo marchio, di quel preciso logo sul petto, quel paio di scarpe firmate. Il mondo della fast fashion è l’esempio eclatante di un sistema al collasso, di un certo modo di produrre attraverso lo sfruttamento di persone e risorse ambientali che sta finalmente mostrando i suoi limiti, ma che ancora perdura. 'Fashion victims' si propone di mostrare, attraverso il racconto di una ragazza e di un ragazzo, due facce della stessa medaglia: da una parte un occidente bulimico e inconsapevole delle proprie azioni, e dall'altra parte un altro mondo, il terzo o il quarto, in cui ogni risorsa, compresa quella umana, viene sfruttata fino a esaurirsi. Giacomo Leopardi nelle Operette Morali immaginava la Moda dialogare con la Morte, entrambe figlie di un mondo destinato ad esaurirsi. Due secoli dopo la partita è reale, aperta e nelle mani di tutti noi.

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Data dello spettacolo: 15 gennaio 2024
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00

Ingresso gratuito

 

 

Fiori d'ortica: storia di un incontro tra due ortiche in fiore - NonSoloTeatro

Di e con: Sara Moscardini
Coordinamento drammaturgico: Guido Castiglia
Collaborazione alla messa in scena: Guido Castiglia e Alessandro Rossi
Luci e fonica: Raffaele Arru

Questo spettacolo racconta di un’intima scoperta, di un viaggio tra gli stati d’animo di Adele, una tredicenne che sta prendendo coscienza di sé, del suo corpo e del suo orientamento sessuale scoprendo, con stupore, che il suo cuore batte forte e i suoi occhi s’illuminano di fronte ad una persona non prevista: Marta, la ragazza “col cespuglio dai capelli biondi”. Adele comincia a scoprire se stessa, è silenziosa, ha pochi amici e, a volte, fa cose che neanche lei riesce a spiegarsi; saranno le parole di nonna Bice ad accompagnarla, a rassicurarla e soprattutto a ricordarle, con affetto e tenerezza, che quando le emozioni infuocano corpo e anima, anche se non sappiamo dove ci conducono, è sempre meglio seguirle che restarne indifferenti. Per la mamma di Adele, invece, lei non è che una “piantina” che deve ancora trovare la sua strada e che dovrà seguire la “giusta via” per non correre il rischio di trasformarsi in un’ortica, una pianta selvatica “difficile” a cui nessuno vuole avvicinarsi. Lo spettacolo nasce dalla volontà di affrontare, con un approccio drammaturgico leggero e delicato, il tema della discriminazione, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere per diffondere uno stimolo di riflessione sull’omofobia. Il mondo emotivo di un/a adolescente è un labirinto in cui è facile perdersi. “Fiori d’ortica, storia di un incontro tra due ortiche in fiore” affronta con delicatezza e leggerezza un viaggio dentro le emozioni di Adele, la protagonista della narrazione. Il viaggio di Adele è un percorso emotivo alla scoperta del suo diverso orientamento sessuale; la narrazione teatrale, con discrezione e delicatezza, apre la porta su un sensibile universo emotivo, un luogo dove, la protagonista del racconto, capirà che è necessario prendersi cura dei propri sentimenti, senza tuttavia rimanerne sopraffatti. Il tema dell’omosessualità non è qui trattato direttamente ma trasversalmente, dando rilievo allo stupore delle nuove emozioni di una adolescente.

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Data dello spettacolo
: 1° febbraio 2024
Luogo
: sala Eventi di Officina Giovani
Orario
: ore 9.00

Ingresso gratuito


 

 
 

I me ciamava per nome: 44.787 Risiera di San Sabba - Teatro della Cooperativa

Pochi sanno cosa sia stata, in tutto il suo orrore, la Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager nazista in Italia munito di forno crematorio (da tremila a cinquemila le vittime). Un colpevole oblio ha soffocato fin dall’immediato dopoguerra le voci, a volte ha inquinato le prove, di quanto accadde poco più di settantacinque anni fa. Quando gli storici triestini Marco Coslovich e Silva Bon dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia mi misero a disposizione le testimonianze dei sopravvissuti e le deposizioni dei carnefici (criminali nazisti responsabili fra l’altro dell’Aktion Reinhard, l’eliminazione di circa due milioni di ebrei in Polonia), mi sono immediatamente reso conto di avere fra le mani un patrimonio storico, sociale, politico e umano straordinario. Un patrimonio che, a differenza di quanto successo in precedenza, non andava dilapidato bensì valorizzato. Una visione “dal basso” e “dal di dentro” di quei terribili avvenimenti, espressa con un linguaggio del tutto particolare. «Credo che ogni persona dovrebbe sapere e non dimenticare» afferma uno dei sopravvissuti. Questa frase l’abbiamo fatta nostra nella speranza che, in nome dei valori che ispirarono la Resistenza e la lotta di Liberazione, la memoria storica di quel passato possa fare da argine, oggi, a nuovi e pericolosissimi fenomeni nazionalistici, razzisti, fascisti e xenofobi.

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Data dello spettacolo: 30 gennaio 2024
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00

Ingresso gratuito

 

 

Nell'occhio del labirinto: apologia di Enzo Tortora - Teatro della Cooperativa

Scritto e diretto da: Chicco Dossi 
Con: Simone Tudda 
Primo spettatore: Renato Sarti

Dalle parti di Corso Magenta, a Milano, proprio davanti dal Teatro Litta, c’è Largo Enzo Tortora. Quasi più una commemorazione che una targa toponomastica – non credo che possieda nemmeno un numero civico – in piccolo, sotto il nome, reca la scritta «giornalista» e le date di nascita e di morte: 1928-1988. Più per curiosità che per senso civico, un giorno, ho deciso di informarmi. Ho scoperto che il «caso Tortora» era ben noto alla generazione di mia madre e assolutamente sconosciuto alla mia. Un caso di malagiustizia, forse ancora più eclatante perché perpetrato ai danni di una persona nota agli italiani, dal momento che il suo volto teneva banco per un’ora e mezza a settimana sulle reti nazionali. Il monologo – interpretato da Simone Tudda (Segnalato al 30° Premio Hystrio alla Vocazione) – si dipana in una narrazione continua dove la diegesi oltrepassa i confini narrativi per sfociare nel dialogo, risale nel resoconto storico, dove i dati sono sempre raccontati in maniera essenziale per comprendere le vicende, si alterna tra la terza persona di un narratore onnisciente che va a spiare i detenuti del carcere di Forte Longone e la prima persona del giornalista, fino a scavare nella sua interiorità nel momento dell’arresto, provando a immaginare come possa essersi sentito, braccato in piena notte dai carabinieri all’Hotel Plaza di Roma. Iniziano così i suoi anni nell’occhio del labirinto, espressione che vuole unire la claustrofobia di chi non sa quando, e soprattutto se, potrà uscire dalla prigionia fisica e mentale con il voyeurismo giustizialista della stampa che, per una copia venduta in più, non ha esitato a ignorare i fatti per far posto al sensazionalismo più bieco.

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Data dello spettacolo: 9 febbraio 2024
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00

Ingresso gratuito

 

 

Noi siamo tempesta: storie senza eroe che hanno cambiato il mondo. Tanti. Insieme. Diversi di Michela Murgia - Uthopia APS

Di e con: Ciro Masella
E con: Vieri Raddi 
Musiche di: Vieri Raddi

Un appassionante e coinvolgente viaggio nelle storie di gruppi, team, squadre di donne e uomini che hanno cambiato il mondo. Insieme.

Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo. «Ma davvero sono i singoli a fare la differenza nella storia? “No”, dice Michela Murgia in questo suo ultimo lavoro. Dove, tra fiction e realtà, la morale è una sola: si lotta e si vince in team. Un esempio? Rileggetevi come fu fondata Wikipedia» - Robinson
Michela Murgia ha scelto un libro che parla del «noi» a scapito del singolo, dove racconta la valenza del gruppo e dell’essere felici facendo qualcosa insieme. - La Stampa

L'unione fa la forza o chi fa da sé fa per tre? La realtà non lascia dubbi: le cose che contano le abbiamo sempre fatte insieme, ma la letteratura continua a restituirci la trama di una massa umana scolorita da cui spiccano solo i singoli eroi. Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi, scriveva Bertolt Brecht, ma è difficile credere che avesse ragione se poi le storie degli eroi sono le prime che sentiamo da bambini, le sole che studiamo da ragazzi e le uniche che ci ispirano da adulti. La figura del campione solitario è esaltante, ma non appartiene alla nostra norma: è l’eccezione. La vita quotidiana è fatta invece di imprese mirabili compiute da persone del tutto comuni che hanno saputo mettersi insieme e fidarsi le une delle altre. È così che è nata Wikipedia, che è stato svelato il codice segreto dei nazisti in guerra e che la lotta al razzismo è entrata in tutte le case di chi nel ‘68 guardava le Olimpiadi. Michela Murgia ha scelto sedici avventure collettive famosissime o del tutto sconosciute e le ha raccontate come imprese corali, perché l’eroismo è la strada di pochi, ma la collaborazione creativa è un superpotere che appartiene a tutti. Una tempesta alla fine sono solo milioni di gocce d’acqua, ma col giusto vento.

Data dello spettacolo: 27 novembre
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00
Ingresso gratuito

 

 

Il funambolo della Luce: Nikola Tesla, ovvero l’uomo che illuminò il mondo - Uthopia APS

Uno spettacolo di: Ciro Masella 
Con: Ciro Masella, Olmo De Martino 
Danza: Isabella Giustina
Video e locandina: LindoraFilm
Collaborazione ai costumi: Chiara Lanzillotta 
Luci: Maurizio Gianandrea e Fabio Massimo Sunzini 
Ideazione spazio scenico e visual: Fabio Massimo Sunzini e Walter Gismondi

Uno degli inventori più importanti della storia, paragonato più volte a Leonardo Da Vinci, figura con la quale condivide diversi aspetti sia personali che di metodo scientifico, Nikola Tesla è il responsabile dell’impostazione generale del nostro sistema elettrico, in tutto il mondo, avendo inventato la corrente alternata, e una delle intelligenze più luminose e prolifiche della storia, dalla quale sono scaturiti più di cento brevetti e oltre settecento invenzioni. L’uomo che ha trasformato la notte in giorno, Il cacciatore che ha catturato la luce nella sua rete dalle profondità della terra, Il guerriero che ha catturato il fuoco dal cielo, a posteriori ritenuto Un uomo che non apparteneva al suo tempo (I futuristi dicono che il XX e il XXI secolo sono nati nella testa di Nikola Tesla), questo creatore di sogni è stato capace di immaginare il futuro. Ma l’uomo che ha illuminato il mondo, questo grande pioniere e anticipatore, è stato in vita ritenuto anche pericoloso, più che pazzo, ed è morto in miseria in circostanze misteriose. L’uomo che sognava l’energia libera rinnovabile, gratuita e pulita, per tutti, ma che ha progettato anche il “raggio della morte”, colui al quale dobbiamo invenzioni fondamentali come la diffusione radio, l’uso medico della risonanza magnetica, la scienza della sismologia, la prima stazione di energia idroelettrica, l’auto elettrica senza generatore di corrente e tanto altro ancora, e che nel 1915 rifiuta il Nobel per non dividerlo con l’odiato Edison, e anche perché nel 1909 era andato a Marconi per l’invenzione della radio, che l’italiano non avrebbe mai potuto brevettare senza le scoperte e le intuizioni di Tesla, del quale era stato seguace e “allievo”, come decretato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Nikola Tesla ha contribuito a forgiare il mondo così come lo conosciamo oggi, ma soprattutto ha immaginato un mondo futuro possibile, quel mondo in cui l’uomo non può pensare di vivere se non in armonia con il proprio pianeta e con le sue creature, dove la scienza non può non essere etica, umana, morale. Forse la maggiore eredità di Tesla è il suo spirito creativo, che non mette confini al pensiero, all’intuizione, e davvero crede che tutto sia possibile. Una mente creativa, capace di immaginare il motore per la produzione della corrente alternata osservando il sole durante una passeggiata in un parco, mentre recita a memoria il Faust di Goethe. Un personaggio così complesso e ricco, così proiettato verso il futuro da essere oggi così luminosamente contemporaneo, uno scienziato che ha immaginato una scienza al servizio dell’uomo ma anche del pianeta, che sapesse prendere dal sole, dal vento, dalla forza dell’acqua, dall’energia del mondo tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno per vivere e progredire, non poteva non diventare un punto di riferimento per riflettere sul tema scienza-etica e scienza-spiritualità, due binomi che hanno attraversato ogni singola fibra, ogni gesto, ogni respiro dell’uomo e dello scienziato Tesla. Questa figura dalla carica poetica rivoluzionaria, questo visionario capace di immaginare il futuro più lontano, mi si è parata innanzi come un forziere carico di ricchezze, una fonte inesauribile di riflessione sul ruolo della scienza oggi, sul suo rapporto con l’umano e con la natura, con il visibile e con ciò che non può lo è, che non può essere visto. Tesla era scienziato ma anche filosofo, umanista, e di sé diceva: “non sono uno scienziato. La scienza è forse la maniera più conveniente per trovare la risposta alla domanda che mi perseguita da sempre, e trasforma i miei giorni e le mie notti in fuoco. Quello che vorrei sapere, ad esempio, è che cosa succede ad una stella cadente quando il sole si spegne. Perché le stelle cadono, come polvere o come semi. E il sole si disperde, nelle nostre menti. Nelle vite di molti esseri…”Le sue parole, le sue scoperte, la sua umanità, la sua ricerca forsennata della luce da restituire agli uomini, sono il sentiero che ho seguito in questo viaggio alla ricerca di quei frammenti, di quelle schegge di luce lasciate da Nikola Tesla nel suo passaggio su questa terra.

Data dello spettacolo:
15 novembre
Luogo: sala Eventi di Officina Giovani
Orario: ore 9.00
Ingresso gratuito

 
Iscrizioni: la partecipazione alla rassegna è gratuita. La richiesta va inviata via e-mail all’indirizzo a.cannarozzi@comune.prato.it, specificando lo spettacolo scelto, il numero di classi partecipanti con l’indicazione del numero di alunni e docenti per ogni classe ed un contatto telefonico.

Sarà cura dell’Ufficio Politiche Giovanili confermare l’accettazione delle richieste, che verranno soddisfatte in base alla data di invio e limitatamente all’esaurimento del budget.
 
 

Per maggiori informazioni:

Officina Giovani
Piazza dei Macelli, 4
Telefono: 0574-1837707/ 0574-1836753
E-mail: a.cannarozzi@comune.prato.it
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Sito web: www.officinagiovani.it 

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Ultima revisione della pagina: 4/10/2023

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