L’idea
di concepire uno spettacolo con tematiche delicate come bullismo e
cyberbullismo nasce dal bisogno di utilizzare il teatro come mezzo di
comunicazione sociale. Lo spettacolo che proponiamo punta a
denunciare questo dilagante fenomeno e offre, attraverso scene
recitate e video proiezioni, spunti utili per arrestarlo. La reale
comprensione delle conseguenze della violenza verbale e fisica e le
motivazioni che conducono a commettere tali atti, rappresentano i
punti fondamentali per invogliare gli adolescenti a riflettere sul
tema. Gli alunni e le alunne saranno emotivamente coinvolti
nell’assistere a storie realmente accadute, fatti di cronaca,
testimonianze, immedesimandosi nella vittima o nel bullo.
La
scuola è il palcoscenico ideale. Essa risulta essere il luogo
prevalente in cui è presente il bullismo: circa il 40% dei ragazzi
di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, ammette di essere stato
vittima più volte di atti di bullismo o, quantomeno, di aver
assistito a simili episodi. Le vittime possono essere individui o
gruppi e le azioni offensive possono verificarsi sia attraverso l’uso
delle parole (per esempio minacciando, rimproverando, prendendo in
giro o ingiuriando), sia ricorrendo alla forza o al contatto fisico
(picchiando, spingendo, tormentando). Anche escludere
intenzionalmente qualcuno dal gruppo può essere una forma di
bullismo. In genere, uno studente si trova a vivere una condizione
di vittima di bullismo per vari fattori: intelligenza, aspetto
fisico, condizione sociale, cultura, religione, orientamento sessuale
e altri.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
15 novembre 2024
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
Palermo
è una città capovolta. Una città che ha il suo doppio al rovescio,
ma Palermo è solo un simbolo, poiché “capovolta” è qualsiasi
realtà in cui convivono due leggi: quella della giustizia e quella
della prepotenza. Ci siamo ispirati al testo di Luigi Garlando, Per
questo mi chiamo Giovanni, perché abbiamo sentito l’urgenza di non
lasciare indimenticato il tema della mafia e per sensibilizzare alla
responsabilità civile che ognuno deve assumersi per contrastarne le
logiche, anche quando di certi argomenti si parla meno, sopraffatti
dalle mode mediatiche del momento. Vedere questo tema affiancato, nel
testo di Garlando, a quello del bullismo, ci ha dato la spinta per
pensare a uno spettacolo che potesse parlare a ragazzi e adulti,
giovani e meno giovani. Perché Palermo, in questa messinscena, è
solo un luogo simbolo, poiché la mafia esiste dappertutto, così
come gli episodi di bullismo. E questi due temi sono molto più
affini di quanto si creda, come due facce di una stessa medaglia: due
fenomeni all’apparenza diversi, ma che si muovono con le stesse
dinamiche, avendo come punto di congiunzione un atteggiamento di
prepotenza che genera subordinazione e omertà.
Inoltre,
come Associazione Culturale e come Compagnia Teatrale, ci siamo
sentiti in dovere di raccontare la storia di Giovanni Falcone, ciò
che ha fatto, costruito e messo in atto, quello che ha sacrificato in
nome del bene comune. Ci è parso importante fare in modo che il
pubblico entrasse in contatto con la sua dimensione anche umana. Per
questo abbiamo scelto di mostrare, attraverso gli occhi di una
bambina, le tappe principali della sua vita. È grazie a questo
sguardo, stupito e curioso, che emerge in tutta la sua evidenza il
parallelismo tra le dinamiche che governano il bullismo e quelle in
cui si muove la mafia. Infatti, in questa messinscena, Bullismo e
Mafia sono personaggi incarnati, che ostentano tutto il loro subdolo
potere e s’intrecciano alla storia che vive la protagonista. Lei
che, il giorno del suo trentesimo compleanno, ripercorre, con un
lungo flashback, la giornata che cambiò del tutto la sua visione
della vita e della sua città: il suo decimo compleanno in gita col
papà, che le spiega la storia di Giovanni Falcone, facendole capire
come anche tutto questo si ricolleghi al bullismo che è costretta a
vedere tutti i giorni a scuola. È lei-bambina che, durante il suo
percorso, ci permette di prendere consapevolezza delle responsabilità
che, come cittadini e come esseri umani, ognuno di noi dovrebbe
assumersi; è lei che, coscienza delle nostre coscienze, ci
accompagna nella scelta binaria e senza mezzi termini di chi vogliamo
essere: persone che seguono la legge della giustizia o conniventi
omertosi della prepotenza, sotto qualsiasi forma.
Alternando
immagini di un’infanzia spensierata ad atmosfere più cupe e
inquietanti, lo spettacolo si chiude con un messaggio di speranza,
con le parole della lei-adulta, diventata donna e madre, che esorta
tutti a non rifugiarsi nella viltà del silenzio, a essere portatori
di quelle “tensioni morali” attraverso le quali si può
sovvertire un ordine crudele e ingiusto. La Città Capovolta
suggerisce al pubblico una promessa, perché “finché si fanno
promesse si tiene viva la speranza”, e chiede di essere messaggeri
concreti di quelle idee che uomini coraggiosi, prima di noi, hanno
saputo perseguire, anche a costo della loro vita.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
13 dicembre 2024
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
Lo
spettacolo “Bartali: prima tappa” è uno spettacolo che vuole,
attraverso la figura di uno dei ciclisti italiani più significativi
del nostro secolo, approfondire tematiche storiche connesse agli anni
dell’occupazione nazista e alle relative conseguenze che ha
portato.
Da
quando Gino Bartali, oltre ad essere insignito di titoli sportivi, è
stato nominato “Giusto tra le Nazioni” per la sua opera di aiuto
strettamente connessa all’attività della DELASEM (delegazione per
l’assistenza degli emigranti) la nostra attenzione si è
focalizzata su due elementi: da una parte Bartali, grande corridore,
ma anche uomo dotato di un grande senso di umanità per l’opera di
assistenza che ha svolto in silenzio nel periodo 1943-1944,
dall’altra la DELASEM, una rete, prima autorizzata dal regime
fascista e poi negata, che attraverso l’operato clandestino di
volontari, religiosi, partigiani, civili, ha dato aiuto ad ebrei ed
ebrei italiani in uno dei momenti più difficili per l’umanità.
Bartali
faceva parte della rete, perché connesso al Cardinale di Firenze
Elia dalla Costa (anche lui membro attivo della Delasem sul
territorio Toscano) e si occupava di trasportare carte d’identità
false sotto la sella della sua bicicletta da Firenze ad Assisi,
passando per Perugia. Essendo un ciclista e dovendosi allenare anche
se l’attività sportiva ufficiale era ferma, Bartali aveva la
possibilità di viaggiare attraverso le strade senza essere fermato
ai posti di blocco, o se fermato, la sua fama gli permetteva di non
essere soggetto a troppe domande.
È
proprio questo percorso lo spunto che ha suggerito la struttura dello
spettacolo, composto di “tappe” vittoriose ma silenti. Tappe
dense di racconti, descritte attraverso gli occhi curiosi e attenti
di un personaggio che si muove in un percorso geografico lungo le
strade dell’Italia in guerra sulla via della solidarietà.
In
scena un ragazzo, appassionato di ciclismo, che si fa chiamare “I’
Bartali” perché è il suo ciclista preferito. Il nostro
protagonista, innamorato delle corse e della sua bicicletta, si
inventa un “Giro d’Italia” tutto suo: fa parte della rete di
assistenza clandestina e ogni giorno si deve occupare di portare
abiti, cibo e documenti falsi ad ebrei nascosti nella campagna
toscana. Il suo sogno di essere proprio come “Ginettaccio” si
realizza. Il finto Bartali, come quello vero, fanno del bene senza
che si sappia e sfruttano il talento di saper correre in bicicletta
per svolgere la loro ardita missione.
Data
dello spettacolo:
24 gennaio 2025
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito