Morte,
tortura, sparizioni, paura, bugie, indifferenza, e una palla che
rotola su un prato verde. Sono i mondiali di calcio del 1978, tenuti
in Argentina, nazione umiliata, offesa e soggiogata dalla dittatura
di Videla e dei generali.
Tristemente
noti come i mondiali della vergogna.
Una
vergogna che non riguardò solo l'Argentina, ma tutti. Tutti quelli
che si voltarono dall'altra parte, che negarono, che si resero
complici. Che preferirono giocare a pallone invece di fermarsi.
Un
reading di brani tratti da "I mondiali della vergogna" di
Pablo Gnonto e da "Una generazione scomparsa" di Daniele
Biacchessi, intervallati da ricordi e riflessioni personali sulla
nostra intramontabile passione calcistica si accompagnano ai suoni
distorti e strazianti di un pianoforte e ci raccontano la storia
della tragedia collettiva di un popolo attraverso la metafora
sportiva: il calcio come leva politica, come grande collettore di
emozioni, come fenomeno di massa, come rituale tragico, e come grande
anestetico di coscienze.
Lo
sport non è solo raggiungere traguardi e diventare famosi, è molto
di più. È cura di se stessi, è sforzo fisico, è scoperta, è
emozione, è fatica e sudore. È riscatto e strumento di
manipolazione; è gioia collettiva e successo personale. Lo sport sta
dentro di noi, sta davanti a noi, ci sta intorno e può essere una
leva straordinaria per veicolare valori positivi, senso della
collettività, appartenenza e spirito di identità. Lo
sport è stare da solo e con tutti. È stare con se stessi e contro
tutti. È un martello che abbatte le barriere, ma anche il suo
subdolo contrario: ci unisce e ci divide, ci fa abbracciare e ci
spinge l’uno contro l’altro.
Lo
sport è narrazione di storie, è racconto di vittorie e di
sconfitte, di liberazione e di violenta repressione; è un pugno al
cielo, una pedalata per la libertà, un calcio al terrore.
Data
dello spettacolo:
25 ottobre 2024
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
L’idea
di concepire uno spettacolo con tematiche delicate come bullismo e
cyberbullismo nasce dal bisogno di utilizzare il teatro come mezzo di
comunicazione sociale. Lo spettacolo che proponiamo punta a
denunciare questo dilagante fenomeno e offre, attraverso scene
recitate e video proiezioni,spunti utili per arrestarlo. La reale
comprensione delle conseguenze della violenza verbale e fisica e le
motivazioni che conducono a commettere tali atti, rappresentano i
punti fondamentali per invogliare gli adolescenti a riflettere sul
tema. Gli alunni e le alunne saranno emotivamente coinvolti
nell’assistere a storie realmente accadute, fatti di cronaca,
testimonianze, immedesimandosi nella vittima o nel bullo.
La
scuola è il palcoscenico ideale. Essa risulta essere il luogo
prevalente in cui è presente il bullismo: circa il 40% dei ragazzi
di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, ammette di essere stato
vittima più volte di atti di bullismo o, quantomeno, di aver
assistito a simili episodi. Le vittime possono essere individui o
gruppi e le azioni offensive possono verificarsi sia attraverso l’uso
delle parole (per esempio minacciando, rimproverando, prendendo in
giro o ingiuriando), sia ricorrendo alla forza o al contatto fisico
(picchiando, spingendo, tormentando). Anche escludere
intenzionalmente qualcuno dal gruppo può essere una forma di
bullismo. In genere, uno studente si trova a vivere una condizione
di vittima di bullismo per vari fattori: intelligenza, aspetto
fisico, condizione sociale, cultura, religione, orientamento sessuale
e altri.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
15 novembre 2024
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
Palermo
è una città capovolta. Una città che ha il suo doppio al rovescio,
ma Palermo è solo un simbolo, poiché “capovolta” è qualsiasi
realtà in cui convivono due leggi: quella della giustizia e quella
della prepotenza. Ci siamo ispirati al testo di Luigi Garlando, Per
questo mi chiamo Giovanni, perché abbiamo sentito l’urgenza di non
lasciare indimenticato il tema della mafia e per sensibilizzare alla
responsabilità civile che ognuno deve assumersi per contrastarne le
logiche, anche quando di certi argomenti si parla meno, sopraffatti
dalle mode mediatiche del momento. Vedere questo tema affiancato, nel
testo di Garlando, a quello del bullismo, ci ha dato la spinta per
pensare a uno spettacolo che potesse parlare a ragazzi e adulti,
giovani e meno giovani. Perché Palermo, in questa messinscena, è
solo un luogo simbolo, poiché la mafia esiste dappertutto, così
come gli episodi di bullismo. E questi due temi sono molto più
affini di quanto si creda, come due facce di una stessa medaglia: due
fenomeni all’apparenza diversi, ma che si muovono con le stesse
dinamiche, avendo come punto di congiunzione un atteggiamento di
prepotenza che genera subordinazione e omertà.
Inoltre,
come Associazione Culturale e come Compagnia Teatrale, ci siamo
sentiti in dovere di raccontare la storia di Giovanni Falcone, ciò
che ha fatto, costruito e messo in atto, quello che ha sacrificato in
nome del bene comune. Ci è parso importante fare in modo che il
pubblico entrasse in contatto con la sua dimensione anche umana. Per
questo abbiamo scelto di mostrare, attraverso gli occhi di una
bambina, le tappe principali della sua vita. È grazie a questo
sguardo, stupito e curioso, che emerge in tutta la sua evidenza il
parallelismo tra le dinamiche che governano il bullismo e quelle in
cui si muove la mafia. Infatti, in questa messinscena, Bullismo e
Mafia sono personaggi incarnati, che ostentano tutto il loro subdolo
potere e s’intrecciano alla storia che vive la protagonista. Lei
che, il giorno del suo trentesimo compleanno, ripercorre, con un
lungo flashback, la giornata che cambiò del tutto la sua visione
della vita e della sua città: il suo decimo compleanno in gita col
papà, che le spiega la storia di Giovanni Falcone, facendole capire
come anche tutto questo si ricolleghi al bullismo che è costretta a
vedere tutti i giorni a scuola. È lei-bambina che, durante il suo
percorso, ci permette di prendere consapevolezza delle responsabilità
che, come cittadini e come esseri umani, ognuno di noi dovrebbe
assumersi; è lei che, coscienza delle nostre coscienze, ci
accompagna nella scelta binaria e senza mezzi termini di chi vogliamo
essere: persone che seguono la legge della giustizia o conniventi
omertosi della prepotenza, sotto qualsiasi forma.
Alternando
immagini di un’infanzia spensierata ad atmosfere più cupe e
inquietanti, lo spettacolo si chiude con un messaggio di speranza,
con le parole della lei-adulta, diventata donna e madre, che esorta
tutti a non rifugiarsi nella viltà del silenzio, a essere portatori
di quelle “tensioni morali” attraverso le quali si può
sovvertire un ordine crudele e ingiusto. La Città Capovolta
suggerisce al pubblico una promessa, perché “finché si fanno
promesse si tiene viva la speranza”, e chiede di essere messaggeri
concreti di quelle idee che uomini coraggiosi, prima di noi, hanno
saputo perseguire, anche a costo della loro vita.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
13 dicembre 2024
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso gratuito
Nel
1915, nel corso della Grande Guerra, nei territori di confine tra
Italia e Austria, il cammino del piccolo Olmo, figlio di un’italiana
e di un austriaco,incontra quello di Marta, giovane portatrice. Marta
conosce la prima linea e, come una novella Antigone, seppellisce i
poveri corpi abbandonati, a qualunque schieramento appartengano. Lo
spettacolo narra di due adolescenti che affrontano la paura, la
deportazione,la separazione, tutti gli orrori e le mostruosità della
guerra che determinerà il loro destino. Testimonianze vere si
inseriscono su una storia fantastica che ha per centro il rifiuto
della guerra e l’eroismo al femminile, ignoto ai più. Gli studi
prodotti sulla Grande Guerra negli ultimi anni hanno fornito indagini
su aspetti in precedenza trascurati; si pensi all’impatto che la
guerra ebbe sulla popolazione civile e al ruolo che quest’ultima,
sotto la spinta di una mobilitazione di massa da cui nessuno poté
sottrarsi, venne ad assumere all’interno degli ingranaggi della
macchina bellica. Lo spettacolo indaga il ruolo degli adolescenti e
delle donne durante il conflitto,ponendo l’accento sulla
straordinaria “pagina” delle portatrici carniche, scritta tra
l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917, e forse unica nella
storia dei conflitti armati.
“Le
portatrici carniche”. La
Zona Carnia, ove erano dislocati 31 battaglioni, aveva un’importanza
strategica nel quadro generale del fronte, in quanto rappresentava
l’anello di congiunzione tra le Armate schierate in Cadore alla
sinistra, e quelle delle prealpi Giulie e Carso sulla destra.
Costituiva quindi un’importante difesa dalle maggiori direttrici di
movimento del nemico. I soldati, per vivere e combattere nelle
migliori condizioni di efficienza materiale e morale, avevano bisogno
giornalmente di vettovaglie, munizioni, medicinali e materiali per
rinforzare le postazioni, e attrezzi vari. I magazzini e i depositi
militari, dislocati in fondovalle, non avevano collegamento con la
linea del fronte, non esistendo rotabili che consentissero il
transito di carri a traino animale o di automezzi. La guerra si
faceva sulle montagne e i rifornimenti ai reparti schierati dovevano
essere portati a spalla. Le donne di Paluzza avvertirono la gravità
della situazione, e aderirono all’invito drammatico a mettersi a
disposizione dei Comandi Militari per trasportare a spalla quanto
occorreva agli uomini della prima linea.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
28
febbraio 2025
Luogo:
sala
Eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
Lo
spettacolo, ideato e diretto da Alessandro Argnani, è un racconto a
due voci che ha come nucleo centrale l’Unione Europea a partire
proprio dalla sua nascita fino ad arrivare ai giorni nostri. Due
giovani attori ravennati, Camilla Berardi e Massimo Giordani,
ripercorrono la storia d’Europa. Una narrazione corredata da
immagini e costellata da una playlist musicale legata ai diversi
periodi storici raccontati, in un intreccio che mette in luce
l’immaginario e gli ascolti delle giovani generazioni nei diversi
momenti della vita dell’Unione Europea. Un affondo non solo nella
storia, ma anche nei miti, nella musica e negli artisti che gli
adolescenti di allora, oggi adulti, vivevano e amavano.
Il
progetto nasce per dare ai giovani e non solo la possibilità di
ripercorrere le tappe che hanno caratterizzato il percorso di
integrazione Europea, attraverso una narrazione che lega eventi,
immagini e brani musicali.
Una
proposta di educazione all’Europa che intende affiancare il lavoro
degli istituti scolastici nell’educazione civica, nella storia e
nella geografia.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Data
dello spettacolo:
28 marzo 2025
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito
Traduzione,
adattamento e regia: Ciro Masella
Con: Ciro Masella e
Filippo Lai
Una
delle più belle storie mai scritte, un classico della nostra
letteratura, un
racconto
magistrale, “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman è la storia di
una
grande
amicizia “del cuore” messa a dura prova dalle leggi raziali, di
un’intesa
perfetta
e magica nell’Austria che assiste all’ascesa inarrestabile di
Hitler. Il
giovane
figlio di un medico ebreo e il rampollo di una famiglia aristocratica
ariana
simpatizzante nazista e la loro storia schiacciata dalla Storia con
la S
maiuscola;
la nascita di un legame che, nonostante le differenze di classe, di
carattere
e di cultura, trasformerà profondamente e segnerà
irrimediabilmente
i due protagonisti.
L’amicizia adolescenziale (che resiste al
di
là del tempo o degli errori che tutti noi commettiamo), il peso
delle
differenze sociali, l’insensatezza delle discriminazioni razziali,
il coraggio
di
compiere scelte scomode, l’orrore della guerra e del regime
nazista.
Il
racconto di formazione teso, struggente e appassionante di Uhlman
prende
corpo
sulla scena in tutta la sua potenza poetica.
Data
dello spettacolo:
11
aprile 2025
Luogo:
sala eventi di Officina Giovani
Orario:
ore
9.00
Ingresso
gratuito