Il 'bello' della psicologia

Soltanto le persone superficiali non giudicano in base all'apparenza.

O. Wilde

 
 

La bellezza fisica, intesa come armonia delle forme, basata su determinati canoni di riferimento, assume una particolare valenza nella vita sociale odierna. Alcune ricerche di psicologia evoluzionistica evidenziano che alle persone attraenti vengono attribuiti quei tratti di personalità che sono considerati socialmente 'desiderabili'; vengono ritenute più socievoli, brillanti e dotate di maggior competenza sociale. Non si tratta però di un risultato che dovrebbe destare stupore, se pensiamo al concetto greco della Kalokagathia ('καλὸς καὶ ἀγαθός' che, letteralmente, significa 'bello e buono'), indicava l'ideale umano; la sintesi di un'armonia estetica ed etica.
 
La lettura del testo Psicologia della bellezza di Marco Costa e Leonardo Corazza (Ed. Giunti, 2006) permette un interessante percorso conoscitivo nell'argomento. Da un punto di vista evolutivo, già a dodici mesi, se i bambini devono rapportarsi con persone con cui non hanno familiarità, i piccoli preferiscono interagire con chi ha un bel viso (inteso come proporzione tra le diverse parti).
 
Uno studio del 1998 (Slater, Butterworth, Parson e Samuels) evidenzia che, già alla nascita, i bambini mostrano un'irresistibile attrazione per la bellezza: a neonati di età compresa tra le 14 e le 151 ore, quindi prima di qualsiasi possibile influenzamento da parte di standard socioculturali, sono state mostrate 16 fotografie raffiguranti visi di donne bianche, 8 delle quali erano state precedentemente giudicate dagli adulti come attraenti e 8 come non attraenti. Le foto sono state mostrate in coppie costituite da una riproduzione di un bel viso associata, in maniera casuale, con una raffigurazione di un volto non bello. I tempi di fissazione, che a quell'età possono essere considerati come un indice di preferenza, non lasciano dubbi sull'effetto bellezza: i volti belli sono stati fissati per il 61.5% del tempo, contro il 38.5% di fissazione dei volti non belli.
 
L'etologo Lorenz, ha individuato degli standard per la bellezza facciale che non sono soltanto universale, ma addirittura validi per diverse specie animali. Il 'baby face' identifica quei tratti che caratterizzano la faccia di un neonato e/o di un cucciolo: occhi grandi, fronte ampia, naso piccolo e tondo, guance paffute, bocca e mento piccoli, pelle soffice e di una colorazione diversa da quella degli individui adulti.
 
Attraversando la linea evolutiva, interessante appaiono i risultati di un questionario (Mate Selection Questionnaire per la selezione del partner) ideato e somministrato negli anni trenta da alcuni sociologi, tra cui Baber. L'indagine era mirata ad individuare le caratteristiche del compagno, o compagna, ideale. Da questa ricerca è emerso che sono gli uomini, più che le donne, a considerare il bell'aspetto come condizione necessaria per la scelta del partner. Le ragioni di queste differenze fra uomini e donne nel valore che viene attribuito alla bellezza nella scelta del partner sessuale possono essere rintracciate sia nelle forze sociali e nei modelli socioculturali che regolano i rapporti uomo-donna.
 
Più recentemente, in una ricerca condotta analizzando le modelle dei paginoni centrali di "Playboy", il Dr. Singh, psicologo americano, ha scoperto che il loro punto vita era sempre più o meno due terzi rispetto ai loro fianchi. La misurazione è poi stata ripetuta su 7 modelli di Barbie diverse in cui variava la proporzione seno-punto vita: gli uomini preferiscono, in maggioranza, il modello di bambola con i 2/3, cioè il modello di Barbie in commercio.
 
Un gruppo di psicologi dell'American University di Washington, ha pubblicato uno studio in cui sono stati analizzati 115 modelli apparsi nel corso di 25 anni nei paginoni di "Playgirl". Le conclusioni, però, non sono state così eclatanti: basandosi sull'indice di massa corporea e altri parametri, si è semplicemente capito che, nel corso degli anni, il maschio ideale, almeno secondo la rappresentazione della rivista, è diventato sempre più muscoloso.
 
Se oltrepassiamo le indagini antropometriche, quello che pone in un'ottica di riflessione è che oggi Venere non nasce più dalla schiuma del mare o dalla testa di Zeus, ma dalle mani di un chirurgo, come fossimo il risultato di una catena di montaggio. Il rischio cui è possibile incorrere, avendo la possibilità di modellare a piacimento le forme è quello di pensare che tali interventi estetici possano 'aggiustare' anche la nostra autostima.

 

Ossessionati dalla perfezione

 

Il concetto di bellezza del mondo greco (che poi è degenerato nella ricerca del bello fine a se stesso), sceglieva il Discobolo di Mirone come modello e non l'uomo dalla corporatura massiccia come Ercole, proprio perché il primo era l'espressione della funzionalità totale. Probabilmente le modelle di Rubens o di Botero non sarebbero state considerate granchè nell'atelier di Armani; forse l'agenzia Modigliani avrebbe avuto qualche speranza.
 
Oggi sul corpo femminile e maschile si effettuano sempre più numerosi interventi di chirurgia estetica, che ingrandiscono occhi, rimpiccioliscono nasi, gonfiano labbra, tirano la pelle, aumentano i capelli e il volume del seno.
 
L'autostima nasce e si conserva quando si possono attribuire a se stessi in modo stabile dei tratti e dei comportamenti desiderabili o buoni.

 
Ultima revisione della pagina: 27/6/2016
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