La carne ci grida: non avere fame, non avere sete, non avere freddo. Chi ottenga questo e possa sperare di ottenerlo può competere in felicità con lo stesso Zeus.
Epicuro
Nella nostra cultura la positività dell'immagine fisica è data soprattutto dalla magrezza, che da caratteristica fisica è diventata virtù morale e, sembra essere considerata il feedback dell'accettazione positiva di sé. Sono soprattutto le ragazze, le donne ad essere sensibili a questi messaggi che minano l'equilibrio psicologico, oltre che per il benessere in generale.
Dal punto di vista mediatico, la mania per la magrezza estrema risale a circa quarant'anni fa, l'epoca di Twiggy, la modella grissino. Si tratta di un mito imposto e per raggiungerlo molte donne hanno lottato con la bilancia, odiando il proprio corpo e sottoponendosi a diete dannose. Ovviamente, la portata di modelli dannosi come questo trovano grande risonanza in persone con precario equilibrio psicologico, con bassa autostima.
Nella moda c'è una ragione per cui si richiedono modelle evanescenti tanto esili: una gruccia è più semplice da vestire e fa risaltare meglio gli abiti. Nel 1975 le top model pesavano l'8% in meno rispetto alla media della popolazione femminile; oggi pesano circa il 23% in meno.
Pensiamo a Barbie, la bambola più famosa del mondo, che nel 2004 ha festeggiato il compleanno con una mostra allestita a Vienna all'Art Center che ha avuto eco sui mass media. Barbie non è soltanto la bambola più conosciuta (ne sono state vendute più di un miliardo) ma è un'icona della bellezza, della perfezione: incarna il desiderio di Marilyn che in un'intervista del 1960 dichiarò: "L'unica cosa che desidero davvero è essere meravigliosa!". La storia di Barbie procede in parallelo alla storia della società, come ne fosse, in qualche modo, Barbie lo specchio: nasce come indossatrice, supera il 1968, nasce la Barbie donna in carriera, hostess, medico, veterinario ed eterna fidanzata di un uomo costruito su misura.
E' stata fatta un'equiparazione tra le misure della bambolina e quelle di una donna, se fosse umana, queste sarebbero le misure: altezza 1.78, collo troppo lungo e quindi sproporzionato, fianchi troppo stretti, bacino troppo corto (no ovaie e utero e quindi sarebbe sterile e irsuta). Il giro vita misura 2/3 della misura dei fianchi: proporzione molto gradita dai media visto che per anni è la stessa proporzione che si è riscontrata nelle modelle dei paginoni centrali di Playboy.
Studi analoghi hanno riguardato Ken, che presenterebbe: problemi respiratori per il torace troppo stretto, il collo taurino e le gambe corte.
Sicuramente, gli stessi mass media che ci propongono dimensioni assurde (dalle bambole alle modelle) propongono la strada più rapida per raggiungere l'ideale di magrezza, di corpo perfetto, ma direi di felicità, attraverso la socializzazione a regimi alimentari dannosi. Infatti, l'attrattiva esercitata dalle diete senza controllo medico è associata all'aspettativa di poter acquisire, con il dimagrimento, un aspetto più gradevole, in linea con gli attuali standar di desiderabilità, ma anche una desiderabilità sociale, un successo personale. Diventa molto più semplice e rapido credere che l'accettazione di sé possa migliorare se si modifica l'aspetto fisico con le diete o con altro genere di interventi; più complesso ma sicuramente più stabile e duraturo, un lavoro su di sé che vada a rafforzare l'autostima generale e che sposti il focus attentivo sul 'contenuto e non sul contenitore'.